VINCENZO FILICE (Giacomino)
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Prima edizione nel 2020
scritto e diretto da Luca Guerini ideato da Luca Guerini e Amos Mastrogiacomo SINOSSI : Un giallo al contrario: sappiamo chi è l'assassino e dobbiamo scoprire la vittima. Giacomo , prima di suicidarsi, decide infatti di uccidere una persona "per il gusto di farlo". Su chi ricadrà la scelta? CITAZIONE: Voglio uccidere qualcuno, così, per il gusto di farlo... consapevole che non sarò punito in questa o nell'altra vita NOTE DI REGIA: In alcuni gialli conosciamo l'assassino già dalle prime pagine . Il lettore viene quindi mosso non dalla curiosità di scoprire il colpevole quanto nell'individuare il movente e se egli verrà punito per quello che ha fatto. Lo spettacolo è nato a distanza durante il primo lockdown con Amos Mastrogiacomo, si è predisposta prima una versione video e poi una teatrale che ha debuttato appena possibile. 30 ago - URBINO - Orto Botanico
10 ott - VARESE - TuMiTurbi 11 ott - MILANO - Centro Internazionale Brera 12 ott - MONCALIERI - Aretè Teatro 13 ott - BEDIZZOLE - Teatro Zero Negativo 27 ott - ITRI - Spazio Cultura 05 dic - FERMO - Teatro Nuovo Capodarco 17 mag - CERRETO GUIDI - Circolo Lazzaretto SI PARLA DI NOI :
A volerla dire semplice, il lavoro al quale state per assistere si può classificare come un giallo, ma attenzione, non aspettatevi il consueto canone. In un giallo classico ci sono una o più vittime e vengono passati in rassegna tutti i possibili colpevoli. Sta al lettore provare a interpretare gli indizi e scovare l’assassino. Qui è esattamente il contrario, un audace e originale rovesciamento della prospettiva: ci sono numerose potenziali vittime per ognuna delle quali esiste un movente più o meno solido. E il gioco è proprio nello scoprire chi sarà la vittima. Lo svelamento avviene per sottrazione progressiva: poco a poco scartiamo i vari indiziati fin quando non ne resta che uno solo e a posteriori ci si accorge che non poteva che essere che lui, o lei, la vittima. Se è vero che questo lavoro di Guerini è a tutti gli effetti un giallo, va anche detto che si tratta di un giallo a forti tinte psicologiche perché tutta la prima parte è una sorta di ritratto del protagonista, Giacomo, la cui personalità viene colta –almeno in parte- attraverso una serie di colloqui telefonici attraverso i quali emerge la complessità e contraddittorietà delle sue relazioni sociali e affettive. Di conseguenza questa prima parte è anche una galleria di personaggi, un microcosmo di umanità che ci si squaderna attraverso la visione che ci fornisce il protagonista stesso. E’ evidente che siamo in presenza di un nevrotico, di una psiche malata che ricorda certi personaggi di Dostoevskij, come l’uomo del sottosuolo, un antieroe inquieto e insoddisfatto, diffidente e sospettoso, che presenta di sé i lati più meschini e repellenti. Più che un nichilista, una sorta di distruttivista. I suoi pensieri sono densi e contorti, l’eloquio fluviale, il linguaggio è verboso, confuso e paratattico, infantilmente pieno di interferenze emotive e di macchinose metafore a sfondo calcistico. Verso i suoi simili ondeggia fra comprensione e repulsione, appare ora fragile ora feroce, sempre tuttavia facilmente irritabile. Sa di non essere forte e aspira continuamente alla libertà, ma in un modo maniacale, bambinesco. Appare ossessionato dall’opinione che gli altri hanno su di lui . Attorno a lui girano personaggi che inizialmente conosciamo solo attraverso le sue parole; è attraverso la sua interpretazione che ci facciamo un’idea della loro personalità: il nostro giudizio è inevitabilmente filtrato dal suo, è possibile che nel momento in cui poi li approcciamo direttamente, attraverso le loro parole tale giudizio sia destinato a mutare, o forse no. Quello che sappiamo è che Giacomo li studia, ne soppesa le reazioni, arriva perfino a domandarsi come reagirebbero alla sua morte. Si legge a un certo punto nel testo:” ho appreso i loro umori, i loro spostamenti, le loro abitudini, i loro tic irrazionali: ho studiato questa partitura invisibile tantoché sarei stato capace di suonarla ad occhi chiusi. Mi vantavo delle mie ricerche ed era una cosa che mi faceva sentire vivo.” La seconda parte dell’opera è un duplice svelamento, del giallo in sé e della realtà oggettiva dei personaggi. Ciò che appassiona lo spettatore, al di là del sorprendente sviluppo della vicenda, è la molteplicità dei punti di vista, un gioco alla Queneau se non fosse per la drammaticità degli eventi che rinviano semmai a un celebre film, Rashomon. Una notazione merita lo stile: al di là di certo gergo giovanilistico colpisce l’asprezza del linguaggio del protagonista che evoca i registri espressivi di un Bukovskij o di un Palahniuk. Prof. Ettore Falzetti - introduzione alla visione |